sabato 2 giugno 2007

Convolvolo.


Che strano..passo periodi lunghissimi senza aver nulla da scrivere..
Quasi come fossi imprigionato in una sorta di gabbia rampicante che mi segue nei movimenti, che mi avviluppa le membra mentre mi muovo.

venerdì 18 maggio 2007

I marchi non registrati della società postmoderna

Le cazzate di ogni giorno
in una goliardica lista della spesa.


  • Gli inestetismi della cellulite
  • Il lactobacillus e i fermenti in bottiglietta, uno al giorno tutti i giorni.
  • L'ossigeno attivo
  • Gli ioni
  • Le particelle micropulenti
  • Lo xylitolo
  • I cristalli di gusto (questi però non si sentono da un po')
  • Le lame montate su molle
  • La confezione apri e chiudi
  • Il balsamo alla calendula
  • Il sapone di marsiglia
  • Il profumo di fresco pulito
  • Il profumo di primavera
  • I ragazzi del grande fratello

lunedì 7 maggio 2007

Apologia dell'Epilogo.


Tante volte ti succede per un frammento d'immagine che ti passa davanti al finestrino del treno.
Un dettaglio, e inizi a capire.
E' piacevole, quando succede così. E' come ricomporre le tessere di un puzzle. Pezzo dopo pezzo, capisci dove sta la verità. E' stimolante, qualche volta divertente.

Talvolta, quando più dura e fredda è la punta della lama, il dolore lancinante arriva in un momento, nel momento in cui la spada ti apre il fianco e ti trapassa.
Inizi a sanguinare. Cadi in ginocchio.
Guardi verso l'alto e ti chiedi come sia possibile.
Poi lo guardi negli occhi, il bastardo che ti ha appena inferto il colpo. Gli hai lasciato la guardia abbassata, consapevolmente. Da anni. Non immaginavi che potesse colpirti. Non così, non adesso. Non con l'arma che per anni aveva usato in tua difesa.
Gli chiedi se era proprio qui, l'appuntamento.
Aria di sufficienza. -Sì- Risponde. E gira la spada nella ferita già putrida. Giù, spinge sull'elsa.
Nella carne.

Dannati i giorni dell' ipocrisia, da quanto tempo volevi trafiggermi?
Da quanto tempo covavi nel grembo dell'anima il rancore che hai esploso con quel fendente?
Da quanti giorni, da quante notti, aspettavi il momento giusto per farlo?
La cancrena che mi hai aperto nel ventre si alimenta con il silenzio, con il quale fai strazio di questa mia ferita slabbrata dal filo di parole della tua lama affilata come un rasoio.
Il tuo fendente trascende il litigio in corso, trascende gli eventi del presente.
Certe ferite tardano a guarire. Anche con la giusta sutura.

Tornerò in piedi.
Non voglio colpirti a mia volta.
Neanche a manca, dove so che fa più male.
Iscariota.

venerdì 4 maggio 2007

Stridenza.

Ti amo anche se qualche volta, per un secondo, ci odiamo.
Quando un secondo dopo, smettiamo di odiarci,
ti amo ancora di più.

giovedì 3 maggio 2007

Fatiscenza.


Inizio a capire perchè qualcuno,
senza un bicchiere con un po' d'alcool da bere,
non riesce a divertirsi.

Continuo a non condividere,
ma inizio a capire.

Salute, alla vostra.


martedì 1 maggio 2007

Grida.



Sono tornato da poco, e non pensavo di mettermi a scrivere.
Non qui, quantomeno.

E' difficile amare le persone. Non parlo soltanto di amore per la propria metà, parlo d'un concetto allargato di amore, di quello che si prova per gli amici veri, per le persone che a loro volta ci vogliono bene, e, certo, anche per l'amore per la proprià metà. Soprattutto quando sei convinto che la tua metà lo sia davvero, e non sia solo un'illusione.
Amare richiede energia, forza d'animo, spirito di iniziativa e di adattamento alle circostanze.
E la cosa più difficile è restare aggrappati alle proprie convinzioni, ai propri principi. A quegli insegnamenti che ti porti dietro fin da bambino.

Su tante cose ho visioni diverse da quelle che hanno gli altri.
E sono presuntuoso. Pecco ogni secondo della mia vita di presunzione e di superbia.
Pretendo di avere ragione. Sono convinto di avere ragione. Non su tutto, ma soltanto su certe cose, su posizioni che ho preso anni fa e che non riesco ad abbandonare.
Pensare diverso dagli altri ti fa sentire bene, qualche volta. Ti fa sentire fuori dal gregge. Fuori dalla grande mente comune che porta il gregge a seguire il pastore. Ti fa sembrare di vedere meglio le cose, ti sembra di poterti arrampicare su una rupe e guardare quello che succede.
Ma pensare diverso, pensare controcorrente (e non intendo pensare controcorrente per partito preso, perchè ormai l'idea di andare controcorrente è talmente sfruttata da diventare un ennesimo motivo di appecoronamento)...
pensare controcorrente, dicevo, ti fa sentire solo.
Ti trovi da solo con le tue forze, e non c'è nulla di eroico in tutto questo. Ti senti sfigato, ti chiedi perchè nessuno la pensa come te. Qualche volta credi di essere pazzo, di aver visto un'altro film per tutta la vita.
E' dura dover litigare con le persone che amo non per colpe basate su fatti accaduti ma per diverse visioni e linee di principio. I fatti si accomodano, le colpe si dimenticano e si perdonano. I ricordi si piegano in 4 e si chiudono in un cassetto. Il modo di vedere le cose non si cambia da un giorno con l'altro, non si cambia parlandone. Si cambia vivendo, ed è più difficile di tante altre cose.

Voglio vedere le cose in modo diverso. Voglio vederle del tutto, voglio vederle per quello che sono. E ho capito che l'unico modo per farlo non è arrampicarmi ancora più in alto per vedere di più..ma buttarmici a capofitto, lasciarmi trasportare.
Con chi mi ama che mi tiene per mano.

domenica 29 aprile 2007

Secreto.

E' una domenica diversa da solito, in cui ho dormito fino a tardi.
Notte turbolenta, mattinata turbolenta, mi sono svegliato sottosopra con la coperta quasi interamente per terra. Penso abbia contribuito anche la sbobba cinese di ieri sera.
Mi alzo, guardo fuori dal buco. Una giornata stupenda, appena velata da un po' di foschia. Con questo caldo è inevitabile. Non piove da settimane. Mesi. Il freddo invernale è stato soltanto un treno in transito al binario 2.
Non mi importa, oggi. Gli alberi sono rigogliosi come non sono mai stati. Grandi, cariche chiome verdi che sovrastano tutto. Frusciano fragorosamente quando tira un po' di vento.
Voglia di uscire.
Guardo con noncuranza il cellulare, facendo finta con me stesso che non me ne freghi nulla di quello che ci troverò. Nulla. C'è il suo occhio che mi guarda dallo sfondo, come al solito. Boh. Non si sarà ancora svegliata.
Mi ha chiamato ale verso le 8, almeno mi pare, devo avergli bofonchiato che non andavo a giocare. Mi sono dimenticato di dirglielo. Non avevo voglia. E avevo un motivo per non andarci.
Mi dispiace solo di aver mentito a Lei, le ho detto che i giochi erano sospesi ma non che avrei avuto un'alternativa.
E' stato penosamente inutile, ma pazienza.
Andrò a lavare la macchina, me ne starò un po' lì tra la schiuma e il vapore a guardarla che torna lucida, come quando, quell'ormai lontano 30 ottobre, papà me la portò fuori da scuola e mi diede le chiavi. E' tua.
Ora posso farci quello che voglio.
Peccato non poter fare lo stesso con la vita.

Sulla fronte, gocce di sudore gelido, secreto.

venerdì 27 aprile 2007

Attraversa l'oceano a nuoto



Il mondo non mi è mai sembrato tanto piccolo...e a voi? come vi sembra?

lunedì 23 aprile 2007

Subway Lovin'


Ho avuto un attacco di allergia stamani.
Non si sa bene a che.
Qualche polline in giro in questa stagione.

Sensazione di pesantezza dei seni nasali e delle palpebre, eruzione pruriginosa delle mucose respiratorie. Sensazioni ovattate. I suoni distorti, le immagini nitide ma..per così dire, diafane. Distanti.
Sono salito sul mio treno dopo una corsa che sembrava non finire più.
C'erano due in divisa che parlavano di calcio. Credo fossero poliziotti ma non me ne sono curato granchè.

-Scusi, non ho fatto il biglietto, ero di corsa-
-Deve parlarne con il capotreno, non è un problema mio...dicevo, su assist di chi?-

Mi allontano e trovo un posto. Il capotreno vada al diavolo, sono solo 2 fermate.
Un tizio davanti a me succhia del latte da un cubetto di tetrapak. Piuttosto curioso.
Devo essermi assopito su questa immagine, ho un buco nei ricordi fino all'arrivo a garibaldi.
Sono in ritardo.
Corro su per il sottopassaggio verso la metropolitana. Respiro a pieni polmoni davanti al minimarket che profuma di pane, ma non mi arriva nulla. Allergia maledetta.
Mi fermo al solito gabbiotto davanti al bar che fa angolo, in questo piccolo nuovo centro commerciale sotterraneo. Dentro c'è una tipa di mezza età che vende i biglietti della metro e altre piccole cose. Lei indossa sempre due paia di occhiali da vista, uno per leggere e uno per guardarti in faccia. Con un cenno le chiedo un biglietto e appoggio un euro sul piattino di plastica che fa da passamonete. -Grazie- Il suono della mia voce mi coglie di sorpresa.
I cartelloni pubblicitari che girano, il bar dove una volta ho fatto colazione con una mia amica, le scale mobili. L'edicola gestita dai cinesi. I tornelli e nessun controllore. Timbro, vado spedito verso la scala che porta ai treni per Abbiategrasso, a sinistra di quel fotografo che vende anche le sigarette, con quel buffo campanello che suona quando apri la porta.
Giù dalla scala c'è un ragazzino che fruga in una macchinetta di merendine.
Mancano 3 minuti ancora prima che arrivi il treno.
Là in fondo ho visto una che forse veniva con me in prima liceo. O magari le somiglia. Meglio togliere gli occhiali da sole. Anzi no, li tengo.
Sul vagone c'è poca gente, a mezzogiorno non la prende quasi nessuno, la metropolitana. Resto comunque in piedi. La puzza di questo treno mi passa anche attraverso la pelle. Anche con il naso intasato.
a Lanza salgono due persone, un uomo e una donna. Non sembrano conoscersi. Si siedono uno accanto all'altro.

Lui è vestito come un clochard parigino, ciabatte, larghi pantaloni marroni e stinti, camicia di cotone, una giacchetta blu spiegazzata, la barba castana e folta che gli incornicia un viso giovane e segnato.Ha l'aria di chi ha girato il mondo senza un soldo. Indossa anche un largo cappellaccio di cuoio polveroso, sbrindellato e portato di sghimbescio.
Sorride.

Lei è molto bella. Ha dei capelli biondi finissimi raccolti in due trecce fissate con piccoli fermagli di metallo smaltato, grandi occhi azzurri e morbidi nello sguardo. Fronte e zigomi alti come scogliere, il mento sottile e affilato , forse un po' troppo. Niente trucco.
E' vestita come una contadina. Ha un vestito lungo a fiori, leggero, un poco trasparente. Le spalle coperte da un improvvisato maglioncino bianco un po' sdrucito.
Ha due piedini piccoli e ben curati dentro due infradito da spiaggia, lillà.
Sorride.

Si guardano. Poi lui le parla, in una lingua strana. Lei fa cenno di non capire. Lui le parla in inglese, lei gli risponde. Continuano a guardarsi e sorridono. Parlano, colgo qualche parola ma non il discorso. C'è troppo rumore. E' inglese rattoppato, con un'accento curioso.
Due fermate e lei si perde, lei lo guarda assorta tracciare storie nell'aria con quella sua gestualità goliardica che mi sembra di conoscere da ben più di 4 minuti.

Lui parla e lei risponde, danzano parlando, ed è bello anche se non capisco.
Scendono insieme a Porta Genova.

Chissà cosa stanno facendo ora.

martedì 17 aprile 2007

Apocalypse Tomorrow

26 gradi. Decisamente troppi per essere a metà Aprile.
Milano nel caos. Stamattina più di altre mattine.
Masse di forsennati che comprimono i loro corpi sudati già di prima mattina all'interno del treno che avrei dovuto prendere. Mi si chiudono le porte in faccia mentre con la coda dell'occhio vedo il sorriso di lei che mi cura ogni male. Meno male, almeno siamo insieme.Ancora, come meno di 10 ore fa. Il contesto però, è un tantino cambiato.
Fa caldo, tanto caldo, anche sul trenino maledetto che abbiamo preso per porta Garibaldi. Il sole ci picchia su come un martello neanche fossimo a metà luglio. E' un anno anomalo, questo.
Succede.
....
Però a stare ad ascoltare, il nostro mondo finirà nel 2050 o giù di lì, quando l'Italia e l'intera europa saranno dilaniate dalla desertificazione, dalla siccità, dal caldo insopportabile, dalle malattie infettive propagate dai milioni di profughi in fuga dall'africa. Si è vero, probabilmente diventeremo un mezzo deserto.
La terra gira.
Non ci si può fare molto.
Però se ricordassimo ciò che ascoltavamo qualche anno fa..a quest'ora dovremmo essere già stati decimati dall'encefalopatia spongiforme bovina, dalla aviaria, dalla SARS, in qualche caso dalla meningite, dalla salmonella, dall'antrace.
Io non ho fatto uso di alcuna delle 36 milioni di dosi di vaccino contro l'influenza aviaria acquistati dall'Italia per far fronte alla grande pandemia. Pandemia?
P-A-N-D-E-M-I-A?

Domanda..qualcuno di voi ha preso l'Aviaria in Italia?

sabato 31 marzo 2007

Crampi


Stamattina ho puntato la sveglia molto presto.
Non so perchè l'ho fatto.
Ho un letto nuovo a cui devo ancora fare l'abitudine, muri immacolati che sanno ancora di vernice.
Una sveglietta di quelle che davano con i giornali ticchetta via la notte un secondo per volta, e forse un po' di disagio da smaltire.

La sveglia ha suonato presto.
Sveglia. Che termine inappropriato.
Un suono acuto e cantilenante che si insinua sotto al tuo letto, fra le lenzuola, fino alle tue orecchie..ti entra nei timpani, passa sotto la porta dei sogni e diventa parte del tuo mondo.
E riempie tutto, riempie quei baci che stavi sognando, riempie Parigi e i mondi fantastici in cui stai viaggiando, copre tutto come una assordante coltre di neve.
Buio.
Anzi no, luce.
Ma è come se fosse buio.
Apri un occhio.
Stai ancora dormendo.
Le creature della notte ti popolano ancora lo sguardo, fuggono via un po' alla volta mentre metti a fuoco quello che hai intorno.
Tutto scompare e tutto il resto ricompare.

Sta ancora suonando.
Stropiccio gli occhi e la faccio tacere.
Non sto più dormendo. Quasi.
Guardo il cellulare. Niente.
Sospiro, cerco la forza in ogni angolo.
Metto un piede giù dal letto. Poi l'altro.

Cosa stavo sognando?
So che stavo sognando qualcosa...non so cosa però.
L'ho dimenticato..bizzarro non averci fatto caso.

venerdì 23 marzo 2007

Earbuds: Gestualità Auricolare


C'è rumore in metropolitana.
Le ruote male oliate che sferragliano su scambi tra binari arrugginiti.
Rumorosi sistemi idraulici che serrano all'improvviso le porte dei vagoni, tagliando in due le folle di passeggeri. Le imprecazioni di quelli che non sono riusciti a salire. Le imprecazioni di quelli che, salendo, sono rimasti un po' schiacciati da una porta. Le imprecazioni di quelli che vengono schiacciati da coloro che per salire si sono buttati a capofitto nel vagone. Brusio di gente che parla. Un tizio con una fisarmonica che elemosina un obolo per la sua performance non richiesta. Il cicaleccio della massa di gente che si accalca per scendere a Cadorna. Gente che inizia a raccattare le proprie cose due fermate prima, passando poi il tempo rimanente in piedi, sballottata qua e là dai movimenti del treno, aggrappata a qualsiasi cosa pur di non farsi disarcionare. Persone che sbuffano mentre guardano l'orologio.
C'è da andare fuori di testa.
Tolgo gli auricolari e mi rendo conto di tutto questo.
Poi mi guardo in giro e mi rendo conto che potrei dire qualsiasi cosa, e nessuno starebbe ad ascoltarmi. Ognuno ascolta solo sè stesso, con la sua musica nelle orecchie.
C'è un tizio che dorme indossando le cuffie. Chissà se si sveglierà in tempo per scendere alla sua fermata..
C'è una ragazza che continua a cambiare canzone. Ha gli occhi spenti. Picchietta sul lettore come fosse un telegrafo. Chissà cosa starà ascoltando.
Mi giro e vedo un nonnino con due grandi sacchetti di carta pieni di spesa. Sta curvo curvo sotto al suo cappello di feltro. Anche lui ha un lettore appeso al collo, due cuffie nelle orecchie.
Mi fa un po' sorridere. Ascolta Laura Pausini a un volume incredibile, dev'essere un po' sordo. Riesco a sentire distintamente nonostante tutto il baccano che c'è qui.
Ce n'è un altro poi, un ragazzo straniero, penso nordafricano, che ha un iPod nuovo di pacca, senza un graffio. E' vicino a me, gli sbircio nello schermo. 50 cent. Si sistema di continuo le cuffie nelle orecchie. Dev'essere la prima volta che ne indossa un paio.
Mi rimetto gli auricolari. Un morbido arpeggio di Sagi Rei mi lambisce i timpani.
Non sento più nulla.
Ma continuo ad ascoltare.

giovedì 22 marzo 2007

E così sia...

E' incredibile la sensazione che si prova vedendo il proprio mondo stravolto.
La mia vita è in una stanza.
Tante piccole cose, ammassate in anni e anni svogliati in cui non ho mai avuto voglia di riguardarle. Dover smontare ogni singolo mattone di tutto questo riporta indietro nel tempo. Ti fa ricordare cose che non ricordavi. Che ti eri dimenticato di aver vissuto. Ti fa assaporare per un attimo cosa significa essere un bambino. Quaderni di pensierini sgrammaticati e temi sulla mia famiglia mai esistita. Frasi di mio padre che quando è a casa guarda la televisione o dorme sul divano, ed è il papà più speciale del mondo.
Libri da bambino, libri di un battello a vapore che erano di tre colori per tre età diverse. E leggere a 8 anni i libri rossi quando per la mia età c'erano gli azzurri ti faceva sentire un grande.
Giocattoli infilati dietro a altre cose, segreti d'infanzia di quelli che nascondi per non farli vedere alla mamma e poi te ne dimentichi.
Pagine di diario strappate con scritta qualche nota sbiascicata.
Compiti in classe del liceo da 3 e da 4 accartocciati tra le pagine dei dizionari.
Carte d'imbarco datate anni novanta.
Le foto delle mie vacanze, di quando ancora si comprava la macchinetta usa e getta con la rotellina da girare fino a quando faceva un rumore strano. Quella di cartone che se ce l'avevi con il flash ti sentivi un grande. Quella che venivano 3 foto su 10 ma correvi lo stesso a farle sviluppare appena scendevi dall'aereo.
Foglietti di medicine del mio periodo buio, pupazzetti, conti della carta di credito mai aperti, accendini, il mio passaporto scaduto. La foto sembra quella di un morto. avevo 15 anni.
Trovo un vangelo, lo sfoglio e vado in fondo. Apocalisse di giovanni.

E così sia.

sabato 17 marzo 2007

iTraffic


Fa caldo. 22 gradi, ed è decisamente un po' troppo per essere a metà marzo.
Schiaccio l'interruttore dell'aria condizionata, inizia a ronzare. Va un po' meglio. Sono troppo caloroso. Questa dannata fila di macchine sembra non finire. Mai. E' la terza volta che scatta il verde, ma sono ancora fermo.
Metallo e gomma. Gente impazzita che attraversa, taglia la strada. Bambini in braccio. Cani microscopici al guinzaglio. Li intuisco soltanto, i cani. Vedo solo i padroni con qualcosa al guinzaglio.
Si fa un po' di spazio e premo leggero l'acceleratore, bilanciando i giri con la frizione. Dannata macchina. Quanto vorrei un cambio automatico in situazioni così.
Altro semaforo rosso. Ancora in folle. Metto su un cd a caso, lo stereo inizia a pompare musica in alta pressione a 130bpm. Come in discoteca. Volume alto, impossibilità di muoversi.
Spengo.
Guardo il cellulare, faccio per mandare un messaggino. Mi levano la patente se mi beccano, ma in questo casino potrei sempre contestare che in fondo è come stare su una macchina parcheggiata.
Gas di scarico. Imprecazioni. Un tizio che vuole fare il furbo e cerca di passarmi da destra, nell'unico momento in cui ho messo addirittura la quarta. Scalo di una e picchio sul pedale. Mi porteresti via solo i 3 metri della tua mini, ma non te li darò mai.
E ancora fermi di colpo, con le pastiglie dei freni che si arroventano fra dischi e pinze.
Un tizio nello specchietto di destra si scaccola con il medio mentre cerca di farsi un varco in groppa al suo motorino. Non passerai mai....

Finalmente sono al tempio. Parcheggio sottoterra. Per trovare posto devo scavare come una talpa. E' umido qui. Caldo e umido. Sembra luglio. 24 gradi qui, decisamente un po' troppo per essere a metà marzo.
Scendo dalla macchina, mi incanalo con altri fedeli verso la porta sotterranea. Entro con gli altri. Grandi scale mobili. Torno in superficie. Nel tempio è pieno di gente adorante, di ogni età e razza.
L'altare più gettonato è quello dei cellulari. Un sacco di gente invasata che chiede informazioni a un paio di sacerdoti part-time, che non sanno assolutamente nulla di ciò che stanno facendo. La differenza tra una batteria agli ioni di litio e una a polimeri di litio non la conoscono. E non sanno neanche che differenza c'è tra bluetooth 1.0 e 2.0. Come se servissero a qualcosa.
C'è un tizio che vuole comprare un telefonino piatto come una carta di credito. Lo guarda. Lo gira e lo rigira come un feticcio. Il part-time gli spiega che ha una custodia in VERO cuoio che serve da dock per caricare la batteria, e che il rivoluzionario sistema di messaggistica istantanea (presente solo nei samsung di fascia alta), permette di avere un botta-risposta con gli sms come non si era mai visto prima. Il tizio invasato chiede al part-time se è quadri-band. Così lo può usare ovunque. Anche in Giappone. Ha l'aria di quello che lavora a Seregno e va in vacanza a Mandello.
Ma il suo nuovo oggetto del desiderio costa solo 399,99 euro. Che è meno di 400, quindi ti sembra di risparmiare. Lo compra.
Io chiedo quel samsung in offerta. Posso vederlo? Ma c'è anche l'auricolare bluetooth vero? Su internet c'era scritto così..ah, capisco, su internet è un'altra offerta, non c'entra niente..Grazie, arrivederci.
Come buttar via un pomeriggio.



mercoledì 14 marzo 2007

Ulisse

``O frati", dissi ``che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia

d'i nostri sensi ch'è del rimanente
non vogliate negar l'esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".

Inferno, Canto XXVI 112-120





martedì 13 marzo 2007

Perversione:aurea e significati aLtErNaTiVi

Cosa significa sterminare la normalità?
Significa rendere tutti non-normali, quindi diversi?
E' per questo che chi crede nello sterminio della normalità crede anche nella diversità?
Ma se si è tutti diversi, che è il contrario di normale, non è come essere tutti uguali?
Significa forse essere tutti diversi in modo che ciascun diverso sia diverso dagli altri diversi e che tutti i diversi siano diversi dai normali?
E se tutti i diversi devono essere diversi dagli altri diversi, perchè ogni diverso per essere diverso deve vestirsi dei colori di cui si vestono gli altri diversi?
Cosa significa per un diverso credere nello scandalo?
Significa fare qualcosa che faccia scandalo? Oppure amare qualcosa che fa scandalo, ma fatto dagli altri?
E' per questo che chi crede nello scandalo crede anche nella depravazione? E' perchè la depravazione fa scandalo? Ma se tutti sono depravati, come può questo fare scandalo? Significa credere nello scandalo fatto da altri? Ma come può un depravato scandalizzarsi della depravazione altrui? Significa che ogni depravato è depravato in modo da esserlo in senso assoluto ma diversamente dagli altri depravati? E se anche fosse così, com'è che tutti si depravano allo stesso modo?
Come si può credere tutti nel potere? Il potere di chi? Il potere è dei potenti, ma se tutti sono potenti nessuno lo è più. E se qualcuno non è potente disprezza il potere ma lo brama. Dunque non esistono impotenti, poichè non si può credere in ciò che si disprezza...

Devo continuare?

sabato 10 marzo 2007

Homo Sapiens

-Vado in discoteca per divertirmi.
Sbagliato. Sbagliatissimo.
Se voglio divertirmi faccio qualcos'altro.
In discoteca ci vado perchè ci si va e basta, perchè è normale andarci, perchè se non ci vai un tot di volte a bimestre ti viene la voglia di andarci.

..Poi entri e ti viene voglia di uscire. Prima perchè è presto e non c'è nessuno che balla, poi perchè c'è troppa gente e non riesci a ballare....


All'ingresso c'è un tipo grosso divide i brutti dai belli, e dà loro il biglietto d'entrata. I belli pagano meno, i brutti pagano di più.

Una volta passato il giudizio di Minosse, il girone in cui ci mandano è lo stesso per tutti.

La serata comincia bene. Quel morto di fame che mi ha fatto entrare mi ha rifilato, con un trucchetto da prestigiatore, un ingresso regolare invece della riduzione. Pezzente.
Un altro morto di fame impomatato e infighettato nel suo bel vestito gessato da mafioso mi dice che se non ho un tavolo devo mettere la giacca al guardaroba. Necessariamente. Pezzente. Sono solo 2 euro di guardaroba, ma non te li darò MAI. Ce l'ho il tavolo, stronzo.
Casino. Gente sudata e rancida che smascella.
Mi urtano e mi calpestano i piedi. Trasmigrano da una parte all'altra del locale, sguardo fisso su una meta che non c'è, su uno spazietto libero dove forse si può respiare ma che diventa solo l'ennesimo punto di partenza per l'ennesima trasmigrazione.
Ballare nemmeno a parlarne. Gente che passa ovunque con bicchieri pieni di ghiaccio e acqua al sapore di vodka. Se non ci passa spinge. Ti versa il cocktail addosso. Qualcuno ti chiede scusa con un'alito diserbante.
Ragazze scosciate e sudate che ballano da sole attaccate a una ringhiera o a un muro, qualcosa in più nel cervello e un bicchiere in mano. Di alcool stavolta. Quasi puro. I cocktail per loro sono più forti. La processione di uccelli si sussegue nello strusciare il suo culo. Lei sembra fregarsene. Mi giro un attimo, quando la guardo ancora non c'è più.
Bicchieri rovesciati ovunque. Ghiaccio e vetro in frantumi, sotto i divanetti sudati e bagnati, appoggiati vicino al palo della ringhiera dei privée.
C'è un gran casino di gente che si urla nelle orecchie, che si spinge e si strattona, si abbraccia e si guarda male. Due che limonano in mezzo a questa bolgia, come se l'ambiente fosse particolarmente romantico o stimolante. I barman che fanno cocktail in bicchieri di ghiaccio. e se vuoi una redbull in lattina costa 2 euro in più. Pezzenti. Morti di fame schifosi.

Dal canto mio, Le dò un bacio ogni tanto, siamo qui insieme e almeno cerchiamo di stare insieme, per quanto possibile. Cerco la sua mano, la stringo, passa una tizia ubriaca con le ascelle al vento e ci travolge le dita intrecciate. Ci perdiamo un attimo ma ci ritroviamo e ci abbracciamo.
Sonno. Abbiocco. Voglia di andar via.

Un tizio asiatico mi guarda e strabuzza gli occhi. Annuisco.
Chissà che voleva dire. Mi viene un po' di dubbio su qualsiasi cosa.
Chissà che cazzo ci fa qui tutta questa gente.
Chissà che cosa si aspettavano.
Chissà che ci siamo venuti a fare noi.
Non è sempre così, stasera è particolarmente insopportabile questo posto.
Ma in effetti, perchè ci veniamo?
Le attività possibili sono svariate ma poco creative.

Prendere da bere.
Bere.
Fumare nonostante il divieto.
Tentare di ballare.
Ballare per qualche secondo.
Restare in piedi.
Insultare il tizio che ti è appena crollato addosso.
Spostarsi inconsultamente da un posto all'altro.
Chiedersi se non è ora di uscire.
Realizzare che non vale la pena di uscire, perchè in fondo -sono venuto qui per divertirmi, no? allora potrei sempre divertirmi. Magari più tardi è meglio.- Cazzate.
Ci chiamano Sapiens.
Che specie presuntuosa siamo.

P. Bruegel
Il trionfo della Morte

1560 circa


P. Bruegel
La Torre di Babele
1563



venerdì 9 marzo 2007

Riflessioni notturne

Una serata tranquilla con un amico, come non succedeva da un po'.
Quattro cazzate, un bicchiere di tè freddo, un paio di sigarette anche se entrambi stiamo cercando di smettere.
Parliamo del futuro, delle due notturne di softair che ci aspettano. Un minimo di planning e ci rendiamo conto che ci serve altro equipaggiamento essenziale. Che casino. Vabè, ci penseremo domani.
Qualche messaggino di Lei che è fuori con un' amica. C'è un po' di acido incrostato tra le parole, ma preferisco non farci troppo caso. Oggi di proposito non le ho fatto gli auguri per la festa della donna, la considero una festa commerciale e politicizzata; non credo l'abbia presa granchè bene.
Stamattina in stazione centrale era gremito di pakistani che vendevano mimosa. Sono anche stato solleticato dall'idea di portargliene via un po' per qualche euro. Poi ho pensato che comprare mimosa x la mia ragazza, il giorno della festa della donna, da uno che probabilmente le donne le picchia e le disprezza, sarebbe stata una provocazione eccessiva. Ho tirato dritto.
Mi sto facendo paranoie senza senso in questo periodo. Giorni difficili per tutti.

Giochiamoci su a poker. Ale mi fa vedere un giochino su internet con cui puoi giocare a poker con persone reali in tutto il mondo usando soldi virtuali. Insisto sull'importanza di usarli sempre virtuali, pressando sulle mie idee contro il gioco d'azzardo. Ci facciamo prendere da questo carosello virile di carte e ironia sottile, giochiamo per un'oretta buona.

Che gioventù bruciata, in casa a giocare con il computer a 20 anni. E quando ci si brucia il pc piombiamo in una sorta di catalessi ipocondriaca, incapaci di comunicare.
E' incredibile, più studio comunicazione più mi rendo conto di quanto sia difficile comunicare.
Parlo di comunicazione pura, da individuo senziente a individuo senziente, senza l'ausilio di qualche effimero agglomerato di semiconduttori e cristalli liquidi.

Auguri a tutte le donne. In ritardo, di proposito.

giovedì 8 marzo 2007

Lacrime


Non succede per caso.

E' il momento più solenne

dell'esistenza


rappresenta l'essere degli eventi


in sovrapposizione all'avere della materia.





Mi sento piccolo e indifeso


tra le lacrime che cadono dal fuoco.


Le tue lacrime di cera calda ti consumano piano.


Lentamente ti addormenti.


Con la pallida tua luce


ti prego, indicami la via.

martedì 6 marzo 2007

problemi di connessione


Capita spesso di non riuscire a comunicare.
Ma è incredibile come a volte, anche dandosi le spalle
sia facile prendersi per mano.
Trovarsi senza doversi cercare.
Capirsi senza doversi parlare.
Però purtroppo non è sempre così.
Domani è un altro giorno, per tutti.


Mat Collishaw, Burning Flowers 2
2003
Framed Photography

domenica 4 marzo 2007

La maggiore età


Carina come serata.
Non me l'aspettavo.
Sempre io, come al solito, in console.
Solita gente che vedi solo alle feste, sempre le stesse facce alle quali raramente sai associare un nome. Con una certa soddisfazione, non lo nego, mi accorgo che gente sconosciuta mi chiama per nome, salutandomi affettuosamente come se fossimo amici di lunga data.
Il locale è carino, pareti rosse e poltrone nere. La diafana luce rosa che filtra da dietro le bottiglie in file più o meno ordinate, un'altra lampada sotto al bancone che mi illumina dritto in viso. Ci vorrebbero degli occhiali da sole..ce li avrei anche ma sembrerei veramente un tamarro.
Pazienza, mi tengo la luce in faccia e soffro.
Solita gente che mi viene a chiedere pezzi impossibili che neanche gli autori hanno mai sentito. Magari tornano un paio di volte. Come il tipo che mi viene a chiedere elektropunk o house pesante mentre sto shiftando il crossfader da maracaibo alla macarena. E si incazza pure se gli rispondo che se metto obi baby dopo la macarena forse c'entra come i fichi sulla pizza.
Sto suonando da mezzora con un po' di gente che mi ronza intorno, il solito sfigato col bicchiere in mano che sembra essere più interessato a quello che sto facendo io piuttosto che ai culi che si dimenano ad altezza occhio poco più in là. Qualche ragazzina carina che mi ha già sorriso un po' troppe volte per essere solo un caso, ma io penso alla mia, di ragazza..in un altro locale con altra gente. Chissà cosa starai facendo, mi manchi. Leggo il tuo messaggio ma devo già rimettermi la cuffia.
Solita storia. Uno si impegna a metter su musica decente ottenendo che tutti escano a fumare, e poi riempie la pista con YMCA.
Faccio una foto a una che ha della torta alla panna in faccia e due tizi che gliela leccano via.

Stasera c'era un'eclissi di luna. Bellissima. Sono uscito a guardarla dopo aver preso in giro x mezzora una delle due festeggiate, che ci teneva a farla vedere a tutti.
L'eclissi.

Guardo la luna e penso a lei.
Al mio amore, non alla luna.
Mi manca, riuscirò ad aspettare fino a domani?

sabato 3 marzo 2007

L'uomo della speranza


te ne sei andato così...perchè..?

Siamo arrivati presto, io e il nonno.
Ti stavano portando in chiesa.
Avevi una corona di rose bianche. e i nomi di tua moglie e di tuo figlio.
Stavano lì in prima fila, con gli occhi gonfi.
Anch'io avevo gli occhi gonfi, ero seduto dietro di loro.
Non ho smesso di guardarti neanche un attimo.
C'era tanta gente, ma non mi sono mai voltato a guardarla. Ho solo guardato la porta laterale, qualche volta, per vedere se entrava mio padre.
Per la prima volta dopo tanto tempo ho ricordato le preghiere che ho imparato da bambino.
Per la prima volta in vita mia ho imparato che può succedere a tutti.
Anche a chi non se lo merita.

Oggi Don Carlo ti ha chiamato "l'uomo della speranza".
lo eri. davvero. per me e per tutti i tuoi amici, i tuoi pazienti, i tuoi cari.
Quel male alieno è arrivato all'improvviso e ti ha portato via in una manciata di giorni...
e io ho sperato fino all'ultimo di poterti riabbracciare.
avevi sempre quel sorriso pieno di vita, amavi vivere quanto amavi gli altri.
non potrò mai dimenticarlo, nè dimenticare te.

Oggi mi sei passato accanto, mentre uscivi dalla chiesa, e istintivamente ho accarezzato la tua bara. La mia mano pizzicava elettrizzata..forse era solo suggestione, forse sei tu che mi hai dato la scossa..chissà..

Mi piace pensare che tu leggerai ciò che sto scrivendo.
Mi piace pensare che tu sia in un posto più bello di questo, e che un giorno ci incontreremo ancora.

Ti voglio bene.