domenica 29 aprile 2007

Secreto.

E' una domenica diversa da solito, in cui ho dormito fino a tardi.
Notte turbolenta, mattinata turbolenta, mi sono svegliato sottosopra con la coperta quasi interamente per terra. Penso abbia contribuito anche la sbobba cinese di ieri sera.
Mi alzo, guardo fuori dal buco. Una giornata stupenda, appena velata da un po' di foschia. Con questo caldo è inevitabile. Non piove da settimane. Mesi. Il freddo invernale è stato soltanto un treno in transito al binario 2.
Non mi importa, oggi. Gli alberi sono rigogliosi come non sono mai stati. Grandi, cariche chiome verdi che sovrastano tutto. Frusciano fragorosamente quando tira un po' di vento.
Voglia di uscire.
Guardo con noncuranza il cellulare, facendo finta con me stesso che non me ne freghi nulla di quello che ci troverò. Nulla. C'è il suo occhio che mi guarda dallo sfondo, come al solito. Boh. Non si sarà ancora svegliata.
Mi ha chiamato ale verso le 8, almeno mi pare, devo avergli bofonchiato che non andavo a giocare. Mi sono dimenticato di dirglielo. Non avevo voglia. E avevo un motivo per non andarci.
Mi dispiace solo di aver mentito a Lei, le ho detto che i giochi erano sospesi ma non che avrei avuto un'alternativa.
E' stato penosamente inutile, ma pazienza.
Andrò a lavare la macchina, me ne starò un po' lì tra la schiuma e il vapore a guardarla che torna lucida, come quando, quell'ormai lontano 30 ottobre, papà me la portò fuori da scuola e mi diede le chiavi. E' tua.
Ora posso farci quello che voglio.
Peccato non poter fare lo stesso con la vita.

Sulla fronte, gocce di sudore gelido, secreto.

venerdì 27 aprile 2007

Attraversa l'oceano a nuoto



Il mondo non mi è mai sembrato tanto piccolo...e a voi? come vi sembra?

lunedì 23 aprile 2007

Subway Lovin'


Ho avuto un attacco di allergia stamani.
Non si sa bene a che.
Qualche polline in giro in questa stagione.

Sensazione di pesantezza dei seni nasali e delle palpebre, eruzione pruriginosa delle mucose respiratorie. Sensazioni ovattate. I suoni distorti, le immagini nitide ma..per così dire, diafane. Distanti.
Sono salito sul mio treno dopo una corsa che sembrava non finire più.
C'erano due in divisa che parlavano di calcio. Credo fossero poliziotti ma non me ne sono curato granchè.

-Scusi, non ho fatto il biglietto, ero di corsa-
-Deve parlarne con il capotreno, non è un problema mio...dicevo, su assist di chi?-

Mi allontano e trovo un posto. Il capotreno vada al diavolo, sono solo 2 fermate.
Un tizio davanti a me succhia del latte da un cubetto di tetrapak. Piuttosto curioso.
Devo essermi assopito su questa immagine, ho un buco nei ricordi fino all'arrivo a garibaldi.
Sono in ritardo.
Corro su per il sottopassaggio verso la metropolitana. Respiro a pieni polmoni davanti al minimarket che profuma di pane, ma non mi arriva nulla. Allergia maledetta.
Mi fermo al solito gabbiotto davanti al bar che fa angolo, in questo piccolo nuovo centro commerciale sotterraneo. Dentro c'è una tipa di mezza età che vende i biglietti della metro e altre piccole cose. Lei indossa sempre due paia di occhiali da vista, uno per leggere e uno per guardarti in faccia. Con un cenno le chiedo un biglietto e appoggio un euro sul piattino di plastica che fa da passamonete. -Grazie- Il suono della mia voce mi coglie di sorpresa.
I cartelloni pubblicitari che girano, il bar dove una volta ho fatto colazione con una mia amica, le scale mobili. L'edicola gestita dai cinesi. I tornelli e nessun controllore. Timbro, vado spedito verso la scala che porta ai treni per Abbiategrasso, a sinistra di quel fotografo che vende anche le sigarette, con quel buffo campanello che suona quando apri la porta.
Giù dalla scala c'è un ragazzino che fruga in una macchinetta di merendine.
Mancano 3 minuti ancora prima che arrivi il treno.
Là in fondo ho visto una che forse veniva con me in prima liceo. O magari le somiglia. Meglio togliere gli occhiali da sole. Anzi no, li tengo.
Sul vagone c'è poca gente, a mezzogiorno non la prende quasi nessuno, la metropolitana. Resto comunque in piedi. La puzza di questo treno mi passa anche attraverso la pelle. Anche con il naso intasato.
a Lanza salgono due persone, un uomo e una donna. Non sembrano conoscersi. Si siedono uno accanto all'altro.

Lui è vestito come un clochard parigino, ciabatte, larghi pantaloni marroni e stinti, camicia di cotone, una giacchetta blu spiegazzata, la barba castana e folta che gli incornicia un viso giovane e segnato.Ha l'aria di chi ha girato il mondo senza un soldo. Indossa anche un largo cappellaccio di cuoio polveroso, sbrindellato e portato di sghimbescio.
Sorride.

Lei è molto bella. Ha dei capelli biondi finissimi raccolti in due trecce fissate con piccoli fermagli di metallo smaltato, grandi occhi azzurri e morbidi nello sguardo. Fronte e zigomi alti come scogliere, il mento sottile e affilato , forse un po' troppo. Niente trucco.
E' vestita come una contadina. Ha un vestito lungo a fiori, leggero, un poco trasparente. Le spalle coperte da un improvvisato maglioncino bianco un po' sdrucito.
Ha due piedini piccoli e ben curati dentro due infradito da spiaggia, lillà.
Sorride.

Si guardano. Poi lui le parla, in una lingua strana. Lei fa cenno di non capire. Lui le parla in inglese, lei gli risponde. Continuano a guardarsi e sorridono. Parlano, colgo qualche parola ma non il discorso. C'è troppo rumore. E' inglese rattoppato, con un'accento curioso.
Due fermate e lei si perde, lei lo guarda assorta tracciare storie nell'aria con quella sua gestualità goliardica che mi sembra di conoscere da ben più di 4 minuti.

Lui parla e lei risponde, danzano parlando, ed è bello anche se non capisco.
Scendono insieme a Porta Genova.

Chissà cosa stanno facendo ora.

martedì 17 aprile 2007

Apocalypse Tomorrow

26 gradi. Decisamente troppi per essere a metà Aprile.
Milano nel caos. Stamattina più di altre mattine.
Masse di forsennati che comprimono i loro corpi sudati già di prima mattina all'interno del treno che avrei dovuto prendere. Mi si chiudono le porte in faccia mentre con la coda dell'occhio vedo il sorriso di lei che mi cura ogni male. Meno male, almeno siamo insieme.Ancora, come meno di 10 ore fa. Il contesto però, è un tantino cambiato.
Fa caldo, tanto caldo, anche sul trenino maledetto che abbiamo preso per porta Garibaldi. Il sole ci picchia su come un martello neanche fossimo a metà luglio. E' un anno anomalo, questo.
Succede.
....
Però a stare ad ascoltare, il nostro mondo finirà nel 2050 o giù di lì, quando l'Italia e l'intera europa saranno dilaniate dalla desertificazione, dalla siccità, dal caldo insopportabile, dalle malattie infettive propagate dai milioni di profughi in fuga dall'africa. Si è vero, probabilmente diventeremo un mezzo deserto.
La terra gira.
Non ci si può fare molto.
Però se ricordassimo ciò che ascoltavamo qualche anno fa..a quest'ora dovremmo essere già stati decimati dall'encefalopatia spongiforme bovina, dalla aviaria, dalla SARS, in qualche caso dalla meningite, dalla salmonella, dall'antrace.
Io non ho fatto uso di alcuna delle 36 milioni di dosi di vaccino contro l'influenza aviaria acquistati dall'Italia per far fronte alla grande pandemia. Pandemia?
P-A-N-D-E-M-I-A?

Domanda..qualcuno di voi ha preso l'Aviaria in Italia?