sabato 31 marzo 2007

Crampi


Stamattina ho puntato la sveglia molto presto.
Non so perchè l'ho fatto.
Ho un letto nuovo a cui devo ancora fare l'abitudine, muri immacolati che sanno ancora di vernice.
Una sveglietta di quelle che davano con i giornali ticchetta via la notte un secondo per volta, e forse un po' di disagio da smaltire.

La sveglia ha suonato presto.
Sveglia. Che termine inappropriato.
Un suono acuto e cantilenante che si insinua sotto al tuo letto, fra le lenzuola, fino alle tue orecchie..ti entra nei timpani, passa sotto la porta dei sogni e diventa parte del tuo mondo.
E riempie tutto, riempie quei baci che stavi sognando, riempie Parigi e i mondi fantastici in cui stai viaggiando, copre tutto come una assordante coltre di neve.
Buio.
Anzi no, luce.
Ma è come se fosse buio.
Apri un occhio.
Stai ancora dormendo.
Le creature della notte ti popolano ancora lo sguardo, fuggono via un po' alla volta mentre metti a fuoco quello che hai intorno.
Tutto scompare e tutto il resto ricompare.

Sta ancora suonando.
Stropiccio gli occhi e la faccio tacere.
Non sto più dormendo. Quasi.
Guardo il cellulare. Niente.
Sospiro, cerco la forza in ogni angolo.
Metto un piede giù dal letto. Poi l'altro.

Cosa stavo sognando?
So che stavo sognando qualcosa...non so cosa però.
L'ho dimenticato..bizzarro non averci fatto caso.

venerdì 23 marzo 2007

Earbuds: Gestualità Auricolare


C'è rumore in metropolitana.
Le ruote male oliate che sferragliano su scambi tra binari arrugginiti.
Rumorosi sistemi idraulici che serrano all'improvviso le porte dei vagoni, tagliando in due le folle di passeggeri. Le imprecazioni di quelli che non sono riusciti a salire. Le imprecazioni di quelli che, salendo, sono rimasti un po' schiacciati da una porta. Le imprecazioni di quelli che vengono schiacciati da coloro che per salire si sono buttati a capofitto nel vagone. Brusio di gente che parla. Un tizio con una fisarmonica che elemosina un obolo per la sua performance non richiesta. Il cicaleccio della massa di gente che si accalca per scendere a Cadorna. Gente che inizia a raccattare le proprie cose due fermate prima, passando poi il tempo rimanente in piedi, sballottata qua e là dai movimenti del treno, aggrappata a qualsiasi cosa pur di non farsi disarcionare. Persone che sbuffano mentre guardano l'orologio.
C'è da andare fuori di testa.
Tolgo gli auricolari e mi rendo conto di tutto questo.
Poi mi guardo in giro e mi rendo conto che potrei dire qualsiasi cosa, e nessuno starebbe ad ascoltarmi. Ognuno ascolta solo sè stesso, con la sua musica nelle orecchie.
C'è un tizio che dorme indossando le cuffie. Chissà se si sveglierà in tempo per scendere alla sua fermata..
C'è una ragazza che continua a cambiare canzone. Ha gli occhi spenti. Picchietta sul lettore come fosse un telegrafo. Chissà cosa starà ascoltando.
Mi giro e vedo un nonnino con due grandi sacchetti di carta pieni di spesa. Sta curvo curvo sotto al suo cappello di feltro. Anche lui ha un lettore appeso al collo, due cuffie nelle orecchie.
Mi fa un po' sorridere. Ascolta Laura Pausini a un volume incredibile, dev'essere un po' sordo. Riesco a sentire distintamente nonostante tutto il baccano che c'è qui.
Ce n'è un altro poi, un ragazzo straniero, penso nordafricano, che ha un iPod nuovo di pacca, senza un graffio. E' vicino a me, gli sbircio nello schermo. 50 cent. Si sistema di continuo le cuffie nelle orecchie. Dev'essere la prima volta che ne indossa un paio.
Mi rimetto gli auricolari. Un morbido arpeggio di Sagi Rei mi lambisce i timpani.
Non sento più nulla.
Ma continuo ad ascoltare.

giovedì 22 marzo 2007

E così sia...

E' incredibile la sensazione che si prova vedendo il proprio mondo stravolto.
La mia vita è in una stanza.
Tante piccole cose, ammassate in anni e anni svogliati in cui non ho mai avuto voglia di riguardarle. Dover smontare ogni singolo mattone di tutto questo riporta indietro nel tempo. Ti fa ricordare cose che non ricordavi. Che ti eri dimenticato di aver vissuto. Ti fa assaporare per un attimo cosa significa essere un bambino. Quaderni di pensierini sgrammaticati e temi sulla mia famiglia mai esistita. Frasi di mio padre che quando è a casa guarda la televisione o dorme sul divano, ed è il papà più speciale del mondo.
Libri da bambino, libri di un battello a vapore che erano di tre colori per tre età diverse. E leggere a 8 anni i libri rossi quando per la mia età c'erano gli azzurri ti faceva sentire un grande.
Giocattoli infilati dietro a altre cose, segreti d'infanzia di quelli che nascondi per non farli vedere alla mamma e poi te ne dimentichi.
Pagine di diario strappate con scritta qualche nota sbiascicata.
Compiti in classe del liceo da 3 e da 4 accartocciati tra le pagine dei dizionari.
Carte d'imbarco datate anni novanta.
Le foto delle mie vacanze, di quando ancora si comprava la macchinetta usa e getta con la rotellina da girare fino a quando faceva un rumore strano. Quella di cartone che se ce l'avevi con il flash ti sentivi un grande. Quella che venivano 3 foto su 10 ma correvi lo stesso a farle sviluppare appena scendevi dall'aereo.
Foglietti di medicine del mio periodo buio, pupazzetti, conti della carta di credito mai aperti, accendini, il mio passaporto scaduto. La foto sembra quella di un morto. avevo 15 anni.
Trovo un vangelo, lo sfoglio e vado in fondo. Apocalisse di giovanni.

E così sia.

sabato 17 marzo 2007

iTraffic


Fa caldo. 22 gradi, ed è decisamente un po' troppo per essere a metà marzo.
Schiaccio l'interruttore dell'aria condizionata, inizia a ronzare. Va un po' meglio. Sono troppo caloroso. Questa dannata fila di macchine sembra non finire. Mai. E' la terza volta che scatta il verde, ma sono ancora fermo.
Metallo e gomma. Gente impazzita che attraversa, taglia la strada. Bambini in braccio. Cani microscopici al guinzaglio. Li intuisco soltanto, i cani. Vedo solo i padroni con qualcosa al guinzaglio.
Si fa un po' di spazio e premo leggero l'acceleratore, bilanciando i giri con la frizione. Dannata macchina. Quanto vorrei un cambio automatico in situazioni così.
Altro semaforo rosso. Ancora in folle. Metto su un cd a caso, lo stereo inizia a pompare musica in alta pressione a 130bpm. Come in discoteca. Volume alto, impossibilità di muoversi.
Spengo.
Guardo il cellulare, faccio per mandare un messaggino. Mi levano la patente se mi beccano, ma in questo casino potrei sempre contestare che in fondo è come stare su una macchina parcheggiata.
Gas di scarico. Imprecazioni. Un tizio che vuole fare il furbo e cerca di passarmi da destra, nell'unico momento in cui ho messo addirittura la quarta. Scalo di una e picchio sul pedale. Mi porteresti via solo i 3 metri della tua mini, ma non te li darò mai.
E ancora fermi di colpo, con le pastiglie dei freni che si arroventano fra dischi e pinze.
Un tizio nello specchietto di destra si scaccola con il medio mentre cerca di farsi un varco in groppa al suo motorino. Non passerai mai....

Finalmente sono al tempio. Parcheggio sottoterra. Per trovare posto devo scavare come una talpa. E' umido qui. Caldo e umido. Sembra luglio. 24 gradi qui, decisamente un po' troppo per essere a metà marzo.
Scendo dalla macchina, mi incanalo con altri fedeli verso la porta sotterranea. Entro con gli altri. Grandi scale mobili. Torno in superficie. Nel tempio è pieno di gente adorante, di ogni età e razza.
L'altare più gettonato è quello dei cellulari. Un sacco di gente invasata che chiede informazioni a un paio di sacerdoti part-time, che non sanno assolutamente nulla di ciò che stanno facendo. La differenza tra una batteria agli ioni di litio e una a polimeri di litio non la conoscono. E non sanno neanche che differenza c'è tra bluetooth 1.0 e 2.0. Come se servissero a qualcosa.
C'è un tizio che vuole comprare un telefonino piatto come una carta di credito. Lo guarda. Lo gira e lo rigira come un feticcio. Il part-time gli spiega che ha una custodia in VERO cuoio che serve da dock per caricare la batteria, e che il rivoluzionario sistema di messaggistica istantanea (presente solo nei samsung di fascia alta), permette di avere un botta-risposta con gli sms come non si era mai visto prima. Il tizio invasato chiede al part-time se è quadri-band. Così lo può usare ovunque. Anche in Giappone. Ha l'aria di quello che lavora a Seregno e va in vacanza a Mandello.
Ma il suo nuovo oggetto del desiderio costa solo 399,99 euro. Che è meno di 400, quindi ti sembra di risparmiare. Lo compra.
Io chiedo quel samsung in offerta. Posso vederlo? Ma c'è anche l'auricolare bluetooth vero? Su internet c'era scritto così..ah, capisco, su internet è un'altra offerta, non c'entra niente..Grazie, arrivederci.
Come buttar via un pomeriggio.



mercoledì 14 marzo 2007

Ulisse

``O frati", dissi ``che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia

d'i nostri sensi ch'è del rimanente
non vogliate negar l'esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".

Inferno, Canto XXVI 112-120





martedì 13 marzo 2007

Perversione:aurea e significati aLtErNaTiVi

Cosa significa sterminare la normalità?
Significa rendere tutti non-normali, quindi diversi?
E' per questo che chi crede nello sterminio della normalità crede anche nella diversità?
Ma se si è tutti diversi, che è il contrario di normale, non è come essere tutti uguali?
Significa forse essere tutti diversi in modo che ciascun diverso sia diverso dagli altri diversi e che tutti i diversi siano diversi dai normali?
E se tutti i diversi devono essere diversi dagli altri diversi, perchè ogni diverso per essere diverso deve vestirsi dei colori di cui si vestono gli altri diversi?
Cosa significa per un diverso credere nello scandalo?
Significa fare qualcosa che faccia scandalo? Oppure amare qualcosa che fa scandalo, ma fatto dagli altri?
E' per questo che chi crede nello scandalo crede anche nella depravazione? E' perchè la depravazione fa scandalo? Ma se tutti sono depravati, come può questo fare scandalo? Significa credere nello scandalo fatto da altri? Ma come può un depravato scandalizzarsi della depravazione altrui? Significa che ogni depravato è depravato in modo da esserlo in senso assoluto ma diversamente dagli altri depravati? E se anche fosse così, com'è che tutti si depravano allo stesso modo?
Come si può credere tutti nel potere? Il potere di chi? Il potere è dei potenti, ma se tutti sono potenti nessuno lo è più. E se qualcuno non è potente disprezza il potere ma lo brama. Dunque non esistono impotenti, poichè non si può credere in ciò che si disprezza...

Devo continuare?

sabato 10 marzo 2007

Homo Sapiens

-Vado in discoteca per divertirmi.
Sbagliato. Sbagliatissimo.
Se voglio divertirmi faccio qualcos'altro.
In discoteca ci vado perchè ci si va e basta, perchè è normale andarci, perchè se non ci vai un tot di volte a bimestre ti viene la voglia di andarci.

..Poi entri e ti viene voglia di uscire. Prima perchè è presto e non c'è nessuno che balla, poi perchè c'è troppa gente e non riesci a ballare....


All'ingresso c'è un tipo grosso divide i brutti dai belli, e dà loro il biglietto d'entrata. I belli pagano meno, i brutti pagano di più.

Una volta passato il giudizio di Minosse, il girone in cui ci mandano è lo stesso per tutti.

La serata comincia bene. Quel morto di fame che mi ha fatto entrare mi ha rifilato, con un trucchetto da prestigiatore, un ingresso regolare invece della riduzione. Pezzente.
Un altro morto di fame impomatato e infighettato nel suo bel vestito gessato da mafioso mi dice che se non ho un tavolo devo mettere la giacca al guardaroba. Necessariamente. Pezzente. Sono solo 2 euro di guardaroba, ma non te li darò MAI. Ce l'ho il tavolo, stronzo.
Casino. Gente sudata e rancida che smascella.
Mi urtano e mi calpestano i piedi. Trasmigrano da una parte all'altra del locale, sguardo fisso su una meta che non c'è, su uno spazietto libero dove forse si può respiare ma che diventa solo l'ennesimo punto di partenza per l'ennesima trasmigrazione.
Ballare nemmeno a parlarne. Gente che passa ovunque con bicchieri pieni di ghiaccio e acqua al sapore di vodka. Se non ci passa spinge. Ti versa il cocktail addosso. Qualcuno ti chiede scusa con un'alito diserbante.
Ragazze scosciate e sudate che ballano da sole attaccate a una ringhiera o a un muro, qualcosa in più nel cervello e un bicchiere in mano. Di alcool stavolta. Quasi puro. I cocktail per loro sono più forti. La processione di uccelli si sussegue nello strusciare il suo culo. Lei sembra fregarsene. Mi giro un attimo, quando la guardo ancora non c'è più.
Bicchieri rovesciati ovunque. Ghiaccio e vetro in frantumi, sotto i divanetti sudati e bagnati, appoggiati vicino al palo della ringhiera dei privée.
C'è un gran casino di gente che si urla nelle orecchie, che si spinge e si strattona, si abbraccia e si guarda male. Due che limonano in mezzo a questa bolgia, come se l'ambiente fosse particolarmente romantico o stimolante. I barman che fanno cocktail in bicchieri di ghiaccio. e se vuoi una redbull in lattina costa 2 euro in più. Pezzenti. Morti di fame schifosi.

Dal canto mio, Le dò un bacio ogni tanto, siamo qui insieme e almeno cerchiamo di stare insieme, per quanto possibile. Cerco la sua mano, la stringo, passa una tizia ubriaca con le ascelle al vento e ci travolge le dita intrecciate. Ci perdiamo un attimo ma ci ritroviamo e ci abbracciamo.
Sonno. Abbiocco. Voglia di andar via.

Un tizio asiatico mi guarda e strabuzza gli occhi. Annuisco.
Chissà che voleva dire. Mi viene un po' di dubbio su qualsiasi cosa.
Chissà che cazzo ci fa qui tutta questa gente.
Chissà che cosa si aspettavano.
Chissà che ci siamo venuti a fare noi.
Non è sempre così, stasera è particolarmente insopportabile questo posto.
Ma in effetti, perchè ci veniamo?
Le attività possibili sono svariate ma poco creative.

Prendere da bere.
Bere.
Fumare nonostante il divieto.
Tentare di ballare.
Ballare per qualche secondo.
Restare in piedi.
Insultare il tizio che ti è appena crollato addosso.
Spostarsi inconsultamente da un posto all'altro.
Chiedersi se non è ora di uscire.
Realizzare che non vale la pena di uscire, perchè in fondo -sono venuto qui per divertirmi, no? allora potrei sempre divertirmi. Magari più tardi è meglio.- Cazzate.
Ci chiamano Sapiens.
Che specie presuntuosa siamo.

P. Bruegel
Il trionfo della Morte

1560 circa


P. Bruegel
La Torre di Babele
1563



venerdì 9 marzo 2007

Riflessioni notturne

Una serata tranquilla con un amico, come non succedeva da un po'.
Quattro cazzate, un bicchiere di tè freddo, un paio di sigarette anche se entrambi stiamo cercando di smettere.
Parliamo del futuro, delle due notturne di softair che ci aspettano. Un minimo di planning e ci rendiamo conto che ci serve altro equipaggiamento essenziale. Che casino. Vabè, ci penseremo domani.
Qualche messaggino di Lei che è fuori con un' amica. C'è un po' di acido incrostato tra le parole, ma preferisco non farci troppo caso. Oggi di proposito non le ho fatto gli auguri per la festa della donna, la considero una festa commerciale e politicizzata; non credo l'abbia presa granchè bene.
Stamattina in stazione centrale era gremito di pakistani che vendevano mimosa. Sono anche stato solleticato dall'idea di portargliene via un po' per qualche euro. Poi ho pensato che comprare mimosa x la mia ragazza, il giorno della festa della donna, da uno che probabilmente le donne le picchia e le disprezza, sarebbe stata una provocazione eccessiva. Ho tirato dritto.
Mi sto facendo paranoie senza senso in questo periodo. Giorni difficili per tutti.

Giochiamoci su a poker. Ale mi fa vedere un giochino su internet con cui puoi giocare a poker con persone reali in tutto il mondo usando soldi virtuali. Insisto sull'importanza di usarli sempre virtuali, pressando sulle mie idee contro il gioco d'azzardo. Ci facciamo prendere da questo carosello virile di carte e ironia sottile, giochiamo per un'oretta buona.

Che gioventù bruciata, in casa a giocare con il computer a 20 anni. E quando ci si brucia il pc piombiamo in una sorta di catalessi ipocondriaca, incapaci di comunicare.
E' incredibile, più studio comunicazione più mi rendo conto di quanto sia difficile comunicare.
Parlo di comunicazione pura, da individuo senziente a individuo senziente, senza l'ausilio di qualche effimero agglomerato di semiconduttori e cristalli liquidi.

Auguri a tutte le donne. In ritardo, di proposito.

giovedì 8 marzo 2007

Lacrime


Non succede per caso.

E' il momento più solenne

dell'esistenza


rappresenta l'essere degli eventi


in sovrapposizione all'avere della materia.





Mi sento piccolo e indifeso


tra le lacrime che cadono dal fuoco.


Le tue lacrime di cera calda ti consumano piano.


Lentamente ti addormenti.


Con la pallida tua luce


ti prego, indicami la via.

martedì 6 marzo 2007

problemi di connessione


Capita spesso di non riuscire a comunicare.
Ma è incredibile come a volte, anche dandosi le spalle
sia facile prendersi per mano.
Trovarsi senza doversi cercare.
Capirsi senza doversi parlare.
Però purtroppo non è sempre così.
Domani è un altro giorno, per tutti.


Mat Collishaw, Burning Flowers 2
2003
Framed Photography

domenica 4 marzo 2007

La maggiore età


Carina come serata.
Non me l'aspettavo.
Sempre io, come al solito, in console.
Solita gente che vedi solo alle feste, sempre le stesse facce alle quali raramente sai associare un nome. Con una certa soddisfazione, non lo nego, mi accorgo che gente sconosciuta mi chiama per nome, salutandomi affettuosamente come se fossimo amici di lunga data.
Il locale è carino, pareti rosse e poltrone nere. La diafana luce rosa che filtra da dietro le bottiglie in file più o meno ordinate, un'altra lampada sotto al bancone che mi illumina dritto in viso. Ci vorrebbero degli occhiali da sole..ce li avrei anche ma sembrerei veramente un tamarro.
Pazienza, mi tengo la luce in faccia e soffro.
Solita gente che mi viene a chiedere pezzi impossibili che neanche gli autori hanno mai sentito. Magari tornano un paio di volte. Come il tipo che mi viene a chiedere elektropunk o house pesante mentre sto shiftando il crossfader da maracaibo alla macarena. E si incazza pure se gli rispondo che se metto obi baby dopo la macarena forse c'entra come i fichi sulla pizza.
Sto suonando da mezzora con un po' di gente che mi ronza intorno, il solito sfigato col bicchiere in mano che sembra essere più interessato a quello che sto facendo io piuttosto che ai culi che si dimenano ad altezza occhio poco più in là. Qualche ragazzina carina che mi ha già sorriso un po' troppe volte per essere solo un caso, ma io penso alla mia, di ragazza..in un altro locale con altra gente. Chissà cosa starai facendo, mi manchi. Leggo il tuo messaggio ma devo già rimettermi la cuffia.
Solita storia. Uno si impegna a metter su musica decente ottenendo che tutti escano a fumare, e poi riempie la pista con YMCA.
Faccio una foto a una che ha della torta alla panna in faccia e due tizi che gliela leccano via.

Stasera c'era un'eclissi di luna. Bellissima. Sono uscito a guardarla dopo aver preso in giro x mezzora una delle due festeggiate, che ci teneva a farla vedere a tutti.
L'eclissi.

Guardo la luna e penso a lei.
Al mio amore, non alla luna.
Mi manca, riuscirò ad aspettare fino a domani?

sabato 3 marzo 2007

L'uomo della speranza


te ne sei andato così...perchè..?

Siamo arrivati presto, io e il nonno.
Ti stavano portando in chiesa.
Avevi una corona di rose bianche. e i nomi di tua moglie e di tuo figlio.
Stavano lì in prima fila, con gli occhi gonfi.
Anch'io avevo gli occhi gonfi, ero seduto dietro di loro.
Non ho smesso di guardarti neanche un attimo.
C'era tanta gente, ma non mi sono mai voltato a guardarla. Ho solo guardato la porta laterale, qualche volta, per vedere se entrava mio padre.
Per la prima volta dopo tanto tempo ho ricordato le preghiere che ho imparato da bambino.
Per la prima volta in vita mia ho imparato che può succedere a tutti.
Anche a chi non se lo merita.

Oggi Don Carlo ti ha chiamato "l'uomo della speranza".
lo eri. davvero. per me e per tutti i tuoi amici, i tuoi pazienti, i tuoi cari.
Quel male alieno è arrivato all'improvviso e ti ha portato via in una manciata di giorni...
e io ho sperato fino all'ultimo di poterti riabbracciare.
avevi sempre quel sorriso pieno di vita, amavi vivere quanto amavi gli altri.
non potrò mai dimenticarlo, nè dimenticare te.

Oggi mi sei passato accanto, mentre uscivi dalla chiesa, e istintivamente ho accarezzato la tua bara. La mia mano pizzicava elettrizzata..forse era solo suggestione, forse sei tu che mi hai dato la scossa..chissà..

Mi piace pensare che tu leggerai ciò che sto scrivendo.
Mi piace pensare che tu sia in un posto più bello di questo, e che un giorno ci incontreremo ancora.

Ti voglio bene.